Shout

SHOUT: il “rumore visuale” che lega passato e futuro.

 

SHOUT non è una semplice sigla o pseudonimo scelto dal giovane e poliedrico artista romano;è un grido chiaro e diretto, un’espressione di più ampio respiro, addirittura provocatoria, che si fa carico di importanti tematiche sociali, divenendo un vero e proprio strumento di denuncia; interpreta il mondo con l’occhio e il sentimento di chi ha la necessità di esprimere un diverso approccio alle problematiche  che ci accomunano, ma a volte colte superficialmente.

Gran parte della sua produzione artistica risulta incentrata sullo studio di due differenti mezzi espressivi: scrittura e architettura, riproducendo prevalentemente in acrilico su tela, monumenti, scorci ed edifici della Roma antica, ricoperti interamente con il proprio TAG, scritto in differenti caratteri, dimensioni e colori. SHOUT offre un insolito filtro di lettura che coniuga passato e presente e che crea un possibile dibattito sullo stato di degrado e abbandono del nostro patrimonio culturale ed artistico, suscitando così curiosità e interesse anche nelle più giovani generazioni, o in chi appare poco sensibile alla storia di luoghi e fatti del nostro passato. Anche il tratto, deciso e lineare, contribuisce a rendere accessibile le possibili letture degli ambienti immaginari, attraverso una limpidezza di stile che non risulta appesantita nemmeno dalla presenza della vibrante varietà cromatica delle scritte.

In particolare le opere dedicate alla Piramide Cestia, a Castel Sant’Angelo o ai suggestivi scorci dei Fori Imperiali, potrebbero, in apparenza, richiamare la poetica del rovinismo romantico, ri – connotato però in chiave contemporanea; non si tratta di nostalgica contemplazione o del  recupero dei resti di un “sacro passato” di goethiana memoria, ma della necessità di uscire da schemi di rigida logica interpretativa, attraverso un nuovo sguardo, un incisivo “rumore visuale”. SHOUT infatti crea un alternativo senso del linguaggio nei frammenti archetipici e architettonici, in cui l’emotività soggettiva gioca un ruolo fondamentale: germoglia così la fantasia, che avvicina il monumento lontano al presente, producendo una coesistenza immaginativa tra passato e futuro. Lungi dal sembrare una vergognosa deturpazione della memoria storica di un monumento o un riottoso massacro del decoro urbano, le opere intendono esprimere un comune obiettivo che deve coinvolgere la responsabilità di tutti, prima fra tutte la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale.

Giorgio Vulcano